CLARA

Per quanto possono essere chiare, le mie parole, non potranno mai dire abbastanza sui colori, odori, suoni, sensazioni ed emozioni che l’Africa suscita in me tutte le volte che mi avvolge.

Il 15/08/2010 lasciavo un pezzo del mio cuore in un posto lontano, che da sempre viene chiamato “cuore caldo dell’ africa”; e lasciare un cuore in un altro cuore, non significa altro che farlo battere ancora più forte.  Da allora, i ricordi più intensi, e le emozioni più coinvolgenti, sono sicuramente legati all’Africa. 

Oggi 02/08/2012  riparto per raggiungere lo stesso posto, vado a riprendermelo  questo cuore?  oppure rischio di  lasciarne un altro pezzo? Chissà!!! La sveglia è alle 05.30 a.m., la mia valigia, strapiena di speranza è ok,  il passaporto anche. Sono pronta! Alle 06.30 mi aspetta il pullman che mi porterà a Fiumicino. Quest’anno è la mia mamma ad  accompagnarmi  alla fermata. Il pullman è in perfetto orario… perbacco! Si parte. Distolgo subito lo sguardo da lei, perché mi rattristisce il suo viso, il viso di una mamma comprensibilmente preoccupata. E’ sempre un emozione viaggiare, se poi la meta è l’Africa, allora l’emozione è ancora più forte.  Due anni fa c’era l’incoscienza di partire con Ilario e Monia, due perfetti sconosciuti, quest’anno conosco Ilario, insieme a lui ci sarà Luca, che come me, è alla sua seconda esperienza in Malawi.  Monia purtroppo non è riuscita a trovare i biglietti. Peccato… mi sarebbe piaciuto condividere di nuovo questa esperienza con lei; sarà per la prossima volta!

A mezzogiorno sono a Fiumicino, devo attendere altre tre ore prima che arrivino Ilario e Luca. Un po’ di sonno, due chiacchiere con qualche sconosciuto, poi, mi affaccio un po’ fuori. Tempismo perfetto, non possono non essere loro,c’è un bus proveniente dall’Aquila. Ecco scendere prima Luca, poi… ma Ilario?? Si sarà perso?? No, ecco scendere anche lui;

Sarò in buona compagnia anche quest’anno. Luca, anche se di poche parole, sembra simpatico.

Alle 17.15 il primo uccello di ferro ci porta fino a Milano. Aspettiamo con ansia l’arrivo di Padre Mario e i ragazzi dell’Alleluya Band, di ritorno dal loro tour, appena concluso, in Italia. Nel frattempo andiamo alla ricerca de: “La donna in bianco” un thriller che stava leggendo Ilario e che, non so come, ha perso all’aeroporto di Fiumicino. Ricerca vana.

Sono le 21.00. Eccoli arrivare!!! Quest’anno ho avuto il piacere di vederli esibire nel mio paese, inutile dire che lo hanno conquistato alla grande. Ritorneranno sicuramente l’anno prossimo. Ad accompagnarli c’è anche Manuel Todeschini, presidente dell’Associazione Orizzonte Malawi Onlus, che organizza il tour dei ragazzi in italia; rivedo con piacere anche Dante, il volontario che li ha accompagnati per due mesi. C’è anche Giuseppe, il notaio di Bergamo, già conosciuto due anni fa, quest’anno non c’è la figlia Maria, ma Giuliana, la moglie. Altrettanto piacevole è rivedere Luigi e Bruna, una coppia di Bergamo, preziosa la presenza di Luigi e deliziosa quella di Bruna; ci sono anche Cornelia e il Dottore Casati, che scoprirò, durante la permanenza nella casa, essere due persone bellissime.

Il viaggio tanto atteso e desiderato sta per cominciare davvero. Immaginavo di rivedere lo stesso spettacolo di luci e una nuova stella cadente, che, come due anni fa, mi accompagnò, ma, sarà stata la stanchezza, al mio risveglio era già quasi giorno. Siamo ad Addis,  per fortuna tutto procede regolarmente.

Dopo quasi 2 giorni di viaggio, tra scali e attese in aeroporto, eccoci arrivati, il profumo delicato del Malawi si sente, la tranquillità è palpabile nell’aria. E’ la mia terra ormai, la terra che piace a me.

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“TAKULANDIRANI”  Il Malawi ci dà il benvenuto!!

Siamo in tantissimi, e tantissime anche le valigie, per questo non potevano certo arrivare tutte in un solo colpo… Arriveranno a destinazione prima o poi. Ah, dimenticavo, non si sono perse solo le valigie, Ilario ha perso un altro libro!!! Questo però, fortunatamente è stato ritrovato, era semplicemente caduto.  

Due i pulmini che ci attendono. Niente guida spericolata, o per lo meno credo, ho dormito per tutto il tragitto.

Non avevo affatto dimenticato l’accoglienza che solo loro, possono regalarti. E quest’anno ancora più emozionante, perché aspettano con gioia  il ritorno di Padre Mario e dell’Alleluya Band. Troppo bello!!  Sapevo che la stanchezza  sarebbe svanita. Come si fa a non innamorarsi dell’Africa?

Ed è proprio quando poggio la testa sul cuscino della mia cameretta africana, che ringrazio Dio per avermi permesso nuovamente di toccare questa meravigliosa Terra, dove posso assaporare i valori umani, ormai perduti nella moderna civiltà.

I pensieri di questa prima notte sono tanti. Ritrovare il mio ometto James, che l’anno scorso ha rapito il  mio cuore con il suo meraviglioso sorriso; i suoi due amici, Precious e Masauko; la mia dolcissima bambina, ormai signorina, Ayana e tutti gli altri meravigliosi bambini che hanno accarezzato dolcemente le mie mani. Vorrei fosse già domani.

Buonanotte.

04/08/2012

Oggi conoscerò Padre Piergiorgio Gamba. So, dai racconti di Romina e di Ilario, che è una persona speciale. Posso confermare che è così. E sono proprio questi incontri che mi danno la speranza, che un giorno tutto possa cambiare. Missionario monfortano, come Padre Mario, da decenni ormai vive in Malawi. Molti i progetti intrapresi e portati avanti. Per citarne solo alcuni, la creazione del più importante centro multimediale del Malawi, da cui sono partite molte delle battaglie per la democrazia del paese; “The Lamp” e “Together Youth Magazine”, le riviste realizzate per dare risposta ai tanti interrogativi della gente sulle dinamiche sociali, politiche e religiose; per non parlare poi del progetto, altrettanto importante, del reinserimento nella società, dei carcerati… e tante altre attività.

Mentre torniamo alla casa di padre Mario, incrociamo Precious e Masauko, i miei due ometti, sono ormai grandi… primi  scambi di sguardi, non so descrivervi la mia emozione, rivederli dopo tanto tempo, e scoprire, da lì a poco, che si ricordano anche di me… tant’è che la prima domanda che fanno è: Where is Monia? Dov’è Monia?  Vi ricorderete che Monia è stata la mia compagna di avventura due anni fa… beh che dire… stupendo tutto ciò. Con loro tanti altri bambini, cerco James, il suo sorriso che mi ha stregata così tanto, da essere motivo affinchè io ritornassi e sorridere insieme a lui… ma purtroppo non c’è.  In questi anni ho immaginato il momento in cui l’avrei rivisto. L’ho immaginato mentre correva verso di me, ed io lì pronta ad accoglierlo a braccia aperte, per poi stringerlo a me così come fa una mamma con il proprio figlio, ma purtroppo di James nessuna notizia. La delusione è tanta, il presentimento di non rivederlo mi assale, ma si sa, qui accade anche questo, ti affezioni ad un bimbo e poi non sai se lo ritroverai più.

Lunedì comincerà il nostro cammino nei villaggi… andremo a Phalula, dove incontrai per la prima volta Ayana, la mia principessina, non vedo  l’ora di rividerla…

Domenica 05/08/2012

Intanto resto un po’ con i bambini che affollano il “campo di calcio” nelle vicinanze della casa del volontario. Molti miei amici, dicono che io abbia un cuore grande. Non è un viaggio fatto in Africa a determinare o meno la grandezza di un cuore. Io, credo di aver avuto solo la determinazione di voler vivere questa esperienza. Tutti abbiamo un grande cuore. E poi si dice anche che i bambini occidentali siano egoisti. Per fortuna non lo sono tutti. In particolare, Alfonso e Lorenzo, 10 e 5 anni, una volta saputo che sarei ritornata in africa, hanno voluto regalarmi, anzi regalare un pallone a coloro che sono stati meno fortunati di loro. Basta giocare con palloni di carta, regaliamo loro un vero pallone. Ed eccoli accontentati.

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Indovinate un po’ che bell’incontro che ho fatto oggi!!! Mentre stavo “chiacchierando”… che parolona… mi ci vedete mentre disquisisco in chichewa? Mmm, proprio no..!! va bè… su.. mi faccio capire! Insomma, mentre cerco di scambiare due paroline con i bambini, da lontano sento chiamarmi… chi mai potrà chiamarmi in questa terra sconosciuta? Cristopher!!! Un giovanotto conosciuto due anni fa… si è ricordato di me!!! Sembra incredibile, ma è così… non so come descrivervi la gioia, ci siamo abbracciati, abbiamo sorriso nel rivederci… come se fossimo stati amici da sempre…!!

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 È stato davvero un  piacevole incontro, anche perché ho scoperto che è il cugino di James, diventato poi fratello perché è stato affidato ai nonni, così come Cristhopher, dopo la morte della mamma… e quando accade ciò, ci si ritrova a vivere tutti sotto lo stesso “tetto”e quindi si diventa automaticamente fratelli.

Lunedì 06/08/2012

Ecco di nuovo il sole pronto a riscaldare un altro giorno africano, ed eccoci al centro adozioni. Ethel sempre molto preziosa e determinata nel portare avanti il progetto delle adozioni a distanza, e non solo… e anche molto determinata nel far si che io impari il  chichewa… ma con la testa dura che mi ritrovo, riuscirò, a stento ad imparare “Muli bwanji” ovvero “come stai”,limitandomi alla sola domanda, senza ricordarne la risposta. Pronti per partire; Quest’anno non sarà Ethel ad accompagnarci, ma un suo collega. Non lo ricordavo così lontano questo villaggio, eppure, ci è voluto un bel po’ per arrivarci. La storia si ripete… stessa scena di due anni fa: dove sono i bimbi? E pensare che quest’anno abbiamo meno tempo di due anni fa.. dobbiamo correre tantissimo per poterli rivedere tutti, e usare il termine “correre” qui, dove tutto scorre in modo molto, ma molto lento, è proprio fuori luogo; ma si sa, con la determinazione, tutto è possibile! A Kanono, incontro lei, ricordavo perfettamente il suo sorriso, e nel rivederla mi si riempiono gli occhi di lacrime. Siamo ancora nella jeep…. lei, insieme alla mamma, fuori ad aspettarci… i nostri occhi si incrociano, e il sorriso nasce sui nostri volti.. anche lei mi ha riconosciuta!! È cresciuta tantissimo, è diventata ormai una donnina. Ha conservato il suo dolcissimo e timido sorriso. Le ho lasciato alcune foto scattate insieme a lei due anni fa, ed insieme alla mamma, l’ho vista ridere mentre si rivedeva. È troppo bella, vorrei portarla via con me, ma questo non è possibile… l’adozione a distanza è un bellissimo legame che nasce con un bambino che potresti anche non conoscere mai, ma se lo conosci, te ne innamori sin da subito, così come è successo a me con la piccola Ayana.

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“È il momento dei saluti, niente lacrime ora no” è così che comincia una famosa canzone, ma è difficile trattenerle, non so spiegarvi il motivo, ma è così, tutto naturale, tutto spontaneo… un legame non di sangue, ma di cuore, un incontro di sguardi che ti toglie il respiro, attimi che vorresti non passassero mai, ma nessuno mai è riuscito a fermare il tempo.. si deve andare. Poche volte la vita ti regala momenti ed emozioni che ti graffiano il cuore. E questo è uno di quei momenti, è quell’emozione che tutti aspettano di provare e per questo mi sento la ragazza più felice del mondo. Grazie Dio.

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“Mi basta una coperta e una bella tazza di latte caldo, e mi sento la donna più felice del mondo”. Sotto un cielo leggermente velato, in compagnia di Giuliana e Clorinda, le parole di Bruna, mi fanno riflettere. 

Buonanotte.

Martedì 07/08/2012

Il profumo dell’Africa ti riempie i polmoni. Buongiorno… Così come non ricordo il chichewa, non ricordo nemmeno i due villaggi che visiteremo oggi. Con noi c’è Giuliana, pronta ad immortalare lo sguardo e il sorriso penetrante dei bambini. Tra i tanti, c’è anche quello di Mary, la bambina, ormai diventata grande, che sostengono i genitori di Ilario… è davvero bella. Ed è proprio questa mattina che di sorrisi e sguardi ce ne sazieremo… vi chiederete perché!!! Beh… ci siamo accorti che la jeep ha una ruota bucata!!! Ebbene si…  ci tocca aspettare… non si sa quanto, ma ci tocca!! Beh, nel frattempo voglio provare la sensazione di portare un bimbo legato alla schiena, ma… ahimè, tentativo fallito!!! Riesco addirittura a farlo piangere, qui, che di pianti non se ne sentono affatto.

 

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Dopo ore di attesa, finalmente abbiamo la ruota nuova!!! Si torna a casa.

Appuntamento pomeridiano fisso è con il mio professore ufficiale di chichewa: Cristopher. Abbiamo fatto una sorta di patto. Lui insegna me il chichewa, io invece, indosserò le vesti di prof di italiano. 

A farci compagnia la nostra piccola assistente, Cristina, poco più di 4 anni, che sgranocchia biscotti e non fa nemmeno in tempo a finirne uno che subito me ne cerca un altro. Il suono della sua voce è così dolce che mi coccola continuamente. Intanto il sole è calato, e anche il sonno sulla piccola, tant’è che si è addormentata tra le mie braccia. Buonanotte piccola, fai sogni belli!

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Mercoledì 08/08/2012

Oggi, oltre a far visita ai bambini nei vari villaggi, sono stata invitata da Cristopher a casa sua. Non vi nego, che per un attimo sono stata diffidente, ho avuto un po’ paura. Accettare l’invito da un giovanotto, a casa sua, senza motivo, e se ha organizzato una trappola, accordandosi con altri suoi amici per rubarmi la borsa e quindi i soldi, che sarebbero utili per sfamarsi? Insomma mentre camminavamo per raggiungere la sua casa, mi sono creata un film in testa.

 Anche se son passati due anni, ricordo vagamente dove abitava James, e se è vero che lui è il cugino-fratello, dovrebbe portarmi nella stessa casa, quindi cerco di farmi dire dove abita. La descrizione è la stessa della “casa” di james. Il film che mi sono fatta nella testa è solo frutto della mia vita da occidentale, e pertanto resta tale. La casa è la stessa. Ad aspettarmi a casa sua, sono la sorella, la nonna e il nonno. Incredibile l’accoglienza. Inginocchiandosi, la nonna, mi ha offerto in un piattino, un pacco di biscotti. Per un attimo mi sono sentita “africana” anche io. Si, perché quest’anno sto soffrendo anche io la fame, ed è da giorni che, da viziata quale sono, desidero qualcosa di dolce, e quando ho visto i dolci, ho sgranato gli occhi dalla gioia. Ringraziando Cristopher, la sorella e i nonni, sono ritornata alla casa di Padre Mario, alla casa di tutti noi, sentendomi una scioccia per aver pensato anche solo per un momento a ciò che non dovevo pensare. Qui non regna altro che l’amore, nulla più.

Quest’anno, la permanenza qui a Balaka, oltre ad essere breve, è anche un po’ difficile, per noi che siamo abituati a non farci mancare nulla. Spesso manca la corrente, l’acqua calda è un optional, e la comunicazione con Italia risulta particolarmente complicata; infatti è da quando siamo arrivati che la linea telefonica è Ko, siamo proprio isolati al massimo.

GIULIANA

 

Alle 6 e trenta del mattino l'autista ed il segretario di Padre Piergiorgio Gamba vengono a prendermi nella missione di Padre Mario Pacifici. Dopo averli aiutati a caricare circa 350 confezioni di pane sul pickup partiamo per Mangochi: obiettivo visita al carcere locale.

Dopo circa un'ora e tre quarti giungiamo a destinazione. Ai miei occhi si presenta una struttura vetusta, recintata con filo spinato dell'altezza di circa 2 metri. L'accesso si ha da un cancello formato da quattro listelli di legno e filo spinato munito di un enorme chiavistello certamente più pesante dello stesso cancello.

All'interno della recinzione uomini in divisa bianca (carcerati) intenti a coltivare la terra "garden vegetables" e ad intrecciare stuoie e cesti. Con loro ci sono anche degli agenti in divisa, non vi so dire in che proporzione ma certamente inferiore a quelli presenti nelle carceri italiane. Varcata la recinzione veniamo accompagnati all'interno delle mura carcerarie aventi una altezza di circa 3 metri. Alla mia vista si presenta un cortile lungo circa 17 metri e della larghezza di circa metri 7 attraversato a metà da un fossato avente la funzione di servizio igienico. Noi veniamo fatti accomodare al di qua del fossato, all'ombra. Al di là del fossato sono seduti, sotto il sole, 287 detenuti e 3 detenute. Vengo informata che il reato più frequente è il furto e che comunque gli ospiti, di questa struttura, devono scontare una pena non superiore ai tre anni; per coloro che sono all'ultimo anno di pena è previsto il lavoro della terra o il lavoro per la realizzazione di prodotti artigianali. Ci accolgono con canti e taluni di loro rispondono con competenza ai discorsi effettuati dal segretario di Padre Gamba e da Padre Eugenio Cucchi. Al termine del colloquio consegniamo loro le 350 confezioni di pane, altrettante confezioni di marmellate, saponi e vasetti di vaselina.

A tal proposito va precisato che in questo carcere si mangia una sola volta al giorno e precisamente alle ore 15 ed il cibo offerto è costituito esclusivamente da inzima (è un tipo di polenta bianca) e fagioli. Va precisato, inoltre, che il pane offerto è stato realizzato presso la struttura realizzata da Padre Gamba, in Balaka, da alcuni detenuti a lui affidati e collocati nella casa di "Metà Strada" in quanto all'ultimo anno di pena.

Da un po' di tempo a questa parte, a seguito di contatti che padre Gamba ha avuto con le autorità carcerarie e governative, si tengono corsi scolastici a costo zero in quanto effettuati da maestri-detenuti ed inoltre sono permesse visite all'interno della struttura a volontari.

E' stata per me una esperienza molto intensa e molto sofferta, per quanto ho visto e sopra esposto, che mi ha indotto a riflettere anche sulla situazione delle carceri italiane, riflessioni prive di confronto alcuno in quanto trattasi di due paesi molto diversi soprattutto da un punto di vista economico dal momento che il Malawi è, purtroppo, uno dei paesi più poveri del mondo.

Ho un unico rammarico che è quello di non aver potuto dire loro ciò che sto scrivendo ora e che vale per tutti i detenuti del mondo:

"La dignità umana va salvaguardata, indipendentemente da qualsiasi colpa, in ogni luogo della Terra e la sofferenza che state vivendo sia per voi momento di crescita, con l'augurio che la sappiate trasformare in esperienza positiva per quella vita futura che vi si aprirà dopo che avrete chiuso le porte della galera alle vostre spalle.

Nessuno è perfetto! Forza e coraggio sono le armi vincenti per riemergere."

Ringrazio di cuore e con molta stima per quello che ha fatto e che ancora sta facendo nell'ambito carcerario padre Piergiorgio Gamba.

 Giuliana Quarti

volontaria presso la casa

 circondariale di Bergamo

 

 

Giovedì 09/08/2012

Due anni fa ho conosciuto anche Precious, il bambino che sostiene Romina, l’amica che ringrazierò a vita, perché senza di lei, chissà se la mia storia d’amore africana sarebbe mai nata. Oggi l’ho rivisto, infatti siamo stati a Chiyendausiku, è cresciuto tantissimo, e ha conservato il suo meraviglioso  sorriso, e, nonostante non parliamo la stessa lingua, abbiamo sorriso tanto insieme. Mi sono divertita insieme a lui a girargli dei piccoli video per poi farglieli rivedere, rideva felice, ed io con lui. Con l’adozione a distanza, nasce un forte legame con il bambino, nonostante non si passi il tempo con lui; ma è bello sapere che puoi concretamente contribuire alla crescita di una persona. Non ho resistito e ho provato a fare una telefonata in italia, non riuscirei a spiegarvi la mia emozione nel vedere Precious parlare,anche se solo a telefono, con Romina. Lascio a voi l’immaginazione.

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Oggi è l’ultimo giorno, ritorniamo a Phalula per incontrare gli ultimi bambini. Con gioia incontro Happy, sfuggito due anni fa, nel senso che non si presentò all’appuntamento, Matheyu, e altri dolci angeli. Mille sorrisi, mille sguardi che ti graffiano il cuore lasciandoti un segno indelebile.

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Quando mi metto una cosa in testa, la faccio. Prima di partire mi sono promessa  di provare la sensazione di portare aggrappata alla schiena un bambino. Potevo tornarmene a casa senza averlo fatto? Impossibile.

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Questa volta mi è andata bene!! Nessun pianto, la bambina ha lasciato il calore della mamma e si è fatta cullare un po’ da me. La mia dolce piccola Clala. Una incredibile coincidenza, con il mio stesso nome!!!

ANNIBALE

 

Confesso che prima di venire a Balaka ( prima mia volta in Africa...missionaria) non riuscivo ad inquadrare esattamente come poteva essere la situazione generale e sanitaria in particolare. Da occidentale e da chirurgo sono...sconvolto. Non è giusto che nel 2012 ci sia ancora questa differenza di aspettative di vita . Mi opprime il pensare che essere umani possano morire per la mancanza delle più elementari forme di assistenza quando da noi ci riempiamo la testa e la bocca di ...diritto della salute.

Non voglio entrare nei temi della fame, della carestia, dell'istruzione, mi limito al mio campo, che è quello sanitario ,altrimenti si rischia di impazzire e non sapere da che parte iniziare.

Anche se corro il rischio di superficialità mi voglio limitare alla "fotografia" che è balzata ai miei occhi della situazione attuale: Povertà, Malnutrizione, malaria ed aids endemici portano ad una durata e qualità di vita molto basse.

Solo tre aspetti: alta mortalità di parto, alta mortalità infantile,patologie chirurgiche trattabili solo a centinaia di kilometri...se ci si arriva.

Per i primi due ( ostetricia e pediatria),  che sono i primi a colpirti, molto si è fatto anche se la situazione è ancora drammatica. Vi sono Ospedali-Cliniche   come quella promossa da padre Mario che cercano, nel limite del possibile, di dare l'assistenza di base e di migliorarsi per dare ..qualcosa di più (vedi sala operatoria in allestimento con il reparto adulti ..ecc...ecc...).

Per la chirurgia è drammatico. Chi ha una banale peritonite da appendicite corre un alto rischio....non di guarire ma di morire.

Solo in 4 ospedali in tutto il Malawi vi è la medicina e chirurgia specialistica con anestesisti che possono effettuare in sicurezza anestesie generali e che in tutti gli altri ospedali (Balaka e Liwonde compresi) non vi è un medico ma dei bravi "Medical official o simili" che sono tipo degli infermieri professionali istruiti anche ad operare... e per fortuna che ci sono. L'anestesia generale si fa se ne sorge la necessità con tutti i rischi che ne conseguono ma se si prevede che debba essere eseguita si viene trasferiti a Zomba od a Blantyre ( e, ammesso che ci si arrivi ,si può essere respinti).

Da primario chirurgo mi sento impotente.

Quando ritornerò in Malawi penso che possa sentirmi ed essere utile facendo il medico e lasciando la chirurgia ad un tempo successivo. Ciò non esclude la speranza che si possano unire capacità e risorse di più persone e rendere operativa una chirurgia di base anche a Balaka. Questo sarà il cuore del mio impegno futuro e spero non siano solo parole.

P.S.  In questo breve soggiorno ho incontrato tante persone, laici, padri e suore che, per il grande amore e dedizione con cui spendono la loro vita verso gli altri, sono esempi di santità, anzi sono già Santi.

 

ILARIO

 

Anche quest’anno i giorni sono volati, tante le forti emozioni, tanti i momenti da ricordare e tener ben conservati nel cuore. I sorrisi dei bambini, il loro aspetto fisico ben curato, la telefonata di Clara che ha voluto far salutare in diretta Precious a Romina, le celebrazioni di padre Mario nella cappella della Casa del Volontario al lume di candela vista la mancanza di luce, Luca che legge il Vangelo in inglese, le serate passate  nella stanza di Bruna e Luigi ascoltando i mille racconti di padre Mario e di Peppino davanti ad una tazza di caffè o, meglio, ad un bicchiere di liquore.

Da non dimenticare certo i memorabili discorsi di Cantema e Rodwa, il primo sempre a caccia di scarpe e prezzi, il secondo a ricordare i morti della sua famiglia.

Luca che non dorme dentro il letto perché lo stesso è infestato di formiche, ma si guarda bene dal dirlo fino al giorno della partenza.

Clara sempre alla ricerca di James, ma poi innamorata di tutti i bimbi che le capitano a tiro.

Giuliana al nostro seguito a scattare foto per il calendario del 2013.

 

 

Venerdì 10/08/2012

Questa mattina, la sveglia suonava non per dirci che dovevamo alzarci per visitare un altro villaggio, ma per ritornare a casa. Fino a quando sei in Africa, c’è sempre da emozionarsi. Alle 07.00 prima della partenza, indovinate chi c’era davanti all’ingresso? Una dolce Cristina, che si inginocchia a me porgendomi un drappo di stoffa come segno di gratitudine.

Mi lascio alle spalle lo stesso luogo che mi ha fatto innamorare due anni fa, la stessa bella gente, gli stessi occhi e sorrisi dei bambini.

Le nostre valigie erano piene di cose utili, non cambieranno certo le sorti di qualcuno o qualcosa, sicuramente scalderanno il corpicino di qualche bambino e proteggeranno i loro piedini, ma niente mai potrà colmare il senso di impotenza che ci pervade tutte le volte che tocchiamo con mano questa dura realtà.

Ciao Mama Africa!

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Oltre a non rivedere James, anche il cielo stellato mi è sfuggito. Quasi sempre velato. Caso ha voluto, che viaggiassimo a cavallo tra la notte di San Lorenzo e Santa Chiara, e viaggiare proprio in questa notte è, a dir poco, favoloso. Sono stata sveglia per tutta la durata del viaggio, non mi sono persa nemmeno una stella cadente. Egoista, quale sono, il mio primo desiderio, è stato quello di poter ritornare un giorno qui. Ma le stelle cadenti sono state talmente tante, che ho avuto modo di esprimerne tanti.  Spesso mi accusano di credere troppo nelle favole, ma perché non farlo, visto che, finiscono sempre con un lieto fine. Ed è il lieto fine che mi auguro per questa popolazione e non solo, ma per tutti i popoli che si trovano ad affrontare la vita con le difficoltà che si presentano sin dal primo raggio di sole.

C’è una bellissima poesia, che amo tanto e che sicuramente esprime al meglio quello che realmente vorrei:

 

 

 

 

Ho un sogno

Ho un sogno che un giorno i bambini diventeranno bambini in tutte le parti del mondo,
Ho un sogno che un giorno i bambini africani avranno la possibilità di giocare e studiare come bambini,
Ho un sogno che un giorno loro deporranno le armi perché non ne avranno più bisogno,
Ho un sogno che un giorno loro verranno ascoltati,
tollerati e che potranno anche decidere cosa fare da grandi.

Nel mio sogno vedo che i bambini africani non
moriranno più di fame, sete e malattie banali,
Nel mio sogno vedo che questi bambini andranno a scuola la mattina anziché andare nei vari cantieri,
Nel mio sogno vedo che questi bambini lasceranno le grotte, i tombini e le strade per andare a dormire
nelle case.

Ho un sogno che un giorno i bambini africani
lasceranno i campi profughi,
Ho un sogno che un giorno loro non avranno più
bisogno di camminare per chilometri in cerca d'acqua sporca da bere,
Ho un sogno che un giorno i loro piedi saranno
protetti dalle scarpe e i loro corpi coperti dai vestiti.

Nel mio sogno vedo che i bambini africani avranno la possibilità di vaccinarsi contro le malattie infantili,
Nel mio sogno vedo che i loro destini non saranno più decisi dalle tragedie causate dai grandi,
Nel mio sogno vedo che i bambini africani avranno la possibilità di riuscire un giorno a sognare!!!