Mercoledì 17 Agosto

 

Sono le quattro del mattino e siamo arrivati a Lilongwe. Fa freddo, non sembra proprio di essere in Africa.

Durante il viaggio comincio a rivedere il film di questa nuova esperienza che ormai, anche per quest’anno, volge al termine.

Penso che molto sia stato il lavoro fatto, ma purtroppo mi sembra sempre che sia una goccia nell’oceano. Bisognerebbe cambiare marcia e dedicare più tempo a questa attività, reperire più risorse finanziare per costruire altre scuole e strutture, coinvolgere un maggior numero di persone nel progetto di adozioni a distanza in modo da salvare da morte sicura (soprattutto in un anno di carestia come questo) quanti più bambini, e quindi famiglie possibili, trovare più soldi per il progetto di adozione di una mamma in modo da minimizzare la possibilità che le madri sieropositive diano alla luce bimbi malati.

Altro problema... da solo non riesco più a fare tutto, passo troppo poco tempo con i singoli bimbi, due, tre minuti al massimo, infatti dovendoli vedere tutti (è giusto che ogni adottante abbia notizie del suo adottato) non posso dedicare il tempo che desidererei a ognuno di loro, servirebbe invece molto più tempo soprattutto per i bimbi malati e quelli che dimostrano un vivo interesse per la scuola in modo da incoraggiare loro e le loro famiglie. L’ideale sarebbe che almeno un’altra persona mi seguisse in questa avventura, ma so che questo non è affatto semplice.

Oppure bisognerebbe venire in Malawi almeno due volte l’anno e per un periodo più lungo; sì, ma con il lavoro come si fa?

Bisogna assolutamente invertire la rotta relativamente all’interesse dei ragazzi di seconda, terza media verso la scuola; non è possibile avere delle percentuali così basse di ragazzi che arrivano alle superiori. Ma come fare? I ragazzi qui  a quell’età sono ormai considerati uomini e quindi buoni per metter su famiglia e lavorare i campi.     

Le possibilità di cambiare lo stato delle cose nel breve tempo mi sembrano, obiettivamente, prossime allo zero.

Forse bisognerebbe puntare su un numero di persone più meritevoli in modo da formare una nuova classe dirigente che si dovrà prendere carico di cambiare questo stato di cose a partire dalle prossime generazioni; ma come si fa a puntare su un numero limitato di persone quando qui il virus dell’HIV è in agguato per ognuno di questi ragazzi?

Mi fa male la testa, sono quasi a Roma, e purtroppo il film che ho rivisto non è affatto comico, ma drammatico, molto drammatico.

Giunto a Roma in perfetto orario, saluto i miei compagni di viaggio e me torno a casa. Per oggi fermiamo le bocce, da domani riprendiamo a fare piccoli passi, passi che spero porteranno dei risultati sempre più soddisfacenti.

 

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