Sono già sveglio e, non avendo portato l’orologio, non ho la più pallida idea di che ora sia; a svegliarmi ci hanno pensato i grilli presenti nella stanza; non e’ che abbia riposato moltissimo, sicuramente perché non sono abituato a queste presenze.

Dopo aver fatto una buona colazione nella casetta di Pino Aragona (responsabile del gruppo "Seconda linea missionaria") e sua moglie Maria, i coniugi mi portano a visitare la zona circostante l’asilo; mi fanno vedere tutti i progetti realizzati fino a questo momento dai padri monfortani ed i lavori avviati e da portare a termine.

Qui le strade non sono asfaltate e c’e’ molta polvere alzata da un forte vento e dalle poche macchine che passano. Insieme con me ed i coniugi Aragona in questa passeggiata c’e’ Giulia Ferrari, una ragazza di Rosignano (LI). Pino ci fa da cicerone e ci porta a visitare per prima cosa la piccola struttura ospedaliera che i padri hanno creato. Nella struttura c’e’ una sala dove si fanno visite oculistiche, una in cui si curano i denti ed una che funge da ambulatorio.

Dopo visitiamo il centro di "Andiamo" all’interno del quale ci sono una falegnameria, una officina di riparazione macchine, un nascente centro di computer, una gelateria ed una sala dove il gruppo musicale "Alleluia Band", molto famoso in Malawi, effettua le prove.

Ci spostiamo poi nella tipografia dove con macchinari vecchissimi, ma funzionanti, sono stampate le riviste ed i giornali che i padri monfortani pubblicano.

La tipografia e’ gestita da Roberto che ha una storia particolare che merita di essere raccontata per capire come e’ strana la vita.

Roberto negli anni sessanta e’ il classico sessantottino ed insieme con un amico decide di fare un viaggio in Africa: dopo aver visitato alcuni paesi di questo continente, i due si fermano in Malawi e lui da allora abbandona tutto e si stabilizza qui, mentre il suo amico diventa addirittura prete.

Bisogna sottolineare che tutte le strutture costruite sono state volute dai padri monfortani che offrono lavoro a quattrocento persone, regolarmente salariate.

Dopo questa bella visita e dopo aver pranzato, Pino mi dice che domani vedrò la prima bambina tra i tredici che abbiamo adottato a distanza noi del nostro gruppo, e sarà Ethel, la piccola che hanno adottato Gaetano e Mafalda. Poi insieme con don Cesare andrò a far visita a due villaggi, Mbera e Toleza.

Il pranzo e la cena.

Sia il pranzo sia la cena sono delle vere e proprie feste in cui i partecipanti variano non di giorno in giorno ma di minuto in minuto. Quando cominciamo a mangiare, siamo generalmente in dodici/tredici, pero’ man mano che andiamo avanti nella missione entrano persone cui è dato un pasto caldo. Il bello e’ che le persone che entrano, generalmente bambini piccoli, non si siedono sulle sedie, perché non abituate a mangiare sul tavolo, ma si mettono per terra, ed e’ qui che mangiano. Inutile dire che non avanza mai niente ed e’ forte la differenza da quelle che sono le nostre abitudini!

I pasti sono preparati da tre ragazzi del posto che cucinano benissimo e sono remunerati direttamente dai missionari.

Durante la cena si fa il resoconto della giornata e si impostano le cose per il giorno successivo; ci si confronta e si discutono eventuali miglioramenti da portare ai vari progetti in fase di attuazione.