Lunedì 13 Agosto
Mattinata all’insegna dei saluti; poi accompagnati da Charles, cominciamo a muoverci verso Lilongwe.
Le mie condizioni di salute sono discrete, ma non ottimali, la febbre è
scomparsa, ma ho ancora la pancia sottosopra. Spero che tutto vada bene.
Giunti all’aeroporto di Lilongwe,
dopo un tragitto tranquillo abbiamo la prima sorpresa, l’aereo partirà con
quattro ore di ritardo rispetto al previsto, e quindi dovremo stare in aeroporto
per almeno altre sei ore; ho presente che qui siamo in Africa e ritardi di tal
genere non destano nessuna meraviglia. Sono tutti tranquilli, chissà cosa sarebbe accaduto se la stessa cosa fosse avvenuta in Italia.
Partiamo da Lilongwe quando ormai il sole sta calando ed affrontiamo il viaggio
senza ulteriori intoppi, giungendo a destinazione nei tempi attesi.
Anche quest’anno si riparte con le valigie vuote, ma con il
cuore pieno di soddisfazione per quanto visto e con una grande forza interiore.
I bambini che stiamo sostenendo stanno quasi tutti bene,
molti di loro si sono presentati ben vestiti e puliti ai nostri incontri; le
loro famiglie, grazie al nostro aiuto, stanno vivendo in modo quasi decoroso, e
soprattutto siamo felici perché di anno in anno i bimbi che arrivano
all’obiettivo della terza media sono sempre di più. Le strutture da noi
costruite funzionano e non si trasformano in cattedrali nel deserto come spesso
accade da noi.
Lascio a Mafalda e Luca le loro conclusioni su questa
esperienza.
Mafalda:
Ci sono sempre mille ragioni per non partire,
per rinunciare, ma arriva il tempo in cui bisogna avere coraggio, il coraggio
di vivere i propri desideri, di andare incontro agli altri, di vivere
l’essenziale lontano dai luoghi del consumismo, non per disprezzare questi
ultimi, ma per prendere coscienza che è possibile anche una certa diversità.
In Africa non c’è frastuono,
ma silenzio.
Non c’è corrente elettrica dovunque, ma
fuochi davanti alle capanne per illuminare la notte.
Non c’è il traffico impazzito, ma le strade
sono affollate di viandanti in cerca di qualche opportunità per poter mangiare.
Non ci sono tante cose, ma ce ne sono molte
altre, sono molte le scene del Vangelo che sono presenti lì tra i poveri.
Signore, ti ringrazio per questa esperienza
irripetibile, per questo viaggio diverso; un momento doloroso il distacco, ma
ci ha riportati sulla strada del ritorno più ricchi e
determinati che mai.
Luca:
Quest’anno sarei dovuto andare in Inghilterra
a studiare inglese, ma ho preferito andare in Malawi
per incontrare la mia sorellina Ethel.
E’ la priva volta che faccio un viaggio così
lungo in aereo e mi è piaciuto molto, specialmente all’andata
quando abbiamo viaggiato con il
gruppo dell’Alleluya Band.
L’incontro con Ethel
è stato breve ma emozionante, lei mi è sembrata più
timida di me ed è stata molto felice dei regali che le abbiamo portato.
Il Malawi è
veramente un paese povero e questo mi ha colpito molto. I bambini hanno i vestiti sporchi e
spesso strappati, camminano senza scarpe e non si fanno male ai piedi; scalzi
riescono anche a giocare a pallone. Il pallone non è sempre quello di cuoio, ma
ne ho visto qualcuno fatto a mano rivestito con la
rete. I bambini sono tutti vivaci, hanno subito imparato il mio nome e mi
chiamavano sempre in attesa che gli dessi delle
caramelle. Ogni volta che passavamo con la macchina e mi vedevano dietro al
cassone, volevano salire con me.
Spero di ripetere questa esperienza, magari
con altri ragazzi della mia età, perchè sono stato veramente bene, per
il momento mi accontento di suonare il tamburo africano che ho riportato con
me.
Ciao da Luca (14 anni).
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